Italia Svelata
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Bombo Film e Musei Italiani vi portano alla scoperta di numerosi siti, unici e straordinari, grazie a “Italia Svelata. Viaggio nei luoghi della cultura”, un’iniziativa della Direzione generale Musei che racconta le meraviglie del nostro territorio. Musei, siti archeologici, palazzi e rocche, rappresentativi della ricchezza del patrimonio culturale nazionale, talvolta lontani dai percorsi turistici più conosciuti, che regalano un’esperienza intima e privata, premiando l’attesa per la loro scoperta.
Palazzo Farnese Caprarola
Viterbo
Palazzo Farnese (o Villa Farnese) a Caprarola è uno dei migliori esempi di dimora rinascimentale. Costruito inizialmente su un progetto commissionato ad Antonio da Sangallo il Giovane dal cardinale Alessandro Farnese il Vecchio, doveva avere caratteristiche difensive come era comune nelle dimore signorili tra XV e XVI secolo. I lavori iniziati nel 1530 furono sospesi nel 1546 a causa della morte del Sangallo. Il cardinale Alessandro il Giovane, insediatosi a sua volta a Caprarola, volle continuare il progetto del nonno affidando al Vignola nel 1547 il cantiere, che riprese solo nel 1559. Il Vignola modificò radicalmente il progetto originale: la costruzione, pur mantenendo la pianta pentagonale, venne trasformata in un imponente palazzo, divenuto poi la residenza estiva del cardinale. Al centro fu realizzato un cortile circolare a due piani, mentre venne fatta tagliare la collina con scalinate in modo da isolare il palazzo e, allo stesso tempo, integrarlo armoniosamente col territorio circostante. All’interno lavorarono i migliori pittori e architetti dell’epoca, come Taddeo Zuccari, il fratello Federico Zuccari, Onofrio Panvinio e Fulvio Orsini. Alla villa sono annessi gli “Orti farnesiani”, splendido esempio di giardino tardo-rinascimentale, realizzato attraverso un sistema di terrazzamenti alle spalle della villa, arroccati sul colle dal quale s’erge la costruzione e collegati dal Vignola con la residenza attraverso dei ponti.
Castello di Agliè
Torino
Il Castello di Agliè domina l’omonimo borgo di origini romane con la sua poderosa mole, risultato di quattro successive fasi costruttive comprese tra il XII e il XIX secolo. Di proprietà della ricca e potente famiglia dei San Martino dal XII secolo, il 1763 costituisce l’anno di svolta per le sorti della residenza: acquisito dal duca Benedetto Maria Maurizio, secondogenito di Carlo Emanuele III di Savoia, il complesso fu interessato da un grandioso progetto di riqualificazione. #italiasvelata Da un’ iniziativa della Direzione generale Musei scopriamo le meraviglie del nostro territorio con un viaggio nei luoghi della cultura
Museo Nazionale Archeologico e Castello
Manfredonia
Il Museo nazionale archeologico di Manfredonia ha sede nel castello angioino-aragonese, tradizionalmente attribuito all’iniziativa del figlio di Federico II di Svevia, Manfredi (1232-1266), anche se nessun documento avvalora questa ipotesi. Il castello nelle sue forme attuali è frutto di vari rimaneggiamenti successivi, ma le tracce più antiche individuate risalgono all’età angioina. Il percorso espositivo del Museo segue un criterio cronologico che si snoda in quattro principali sezioni, dedicate rispettivamente alla Preistoria, all’età del Bronzo, alla civiltà dei Dauni e alle stele daunie, che costituiscono il primo nucleo della collezione. Le stele, databili tra il VII e il VI secolo a.C., sono state rinvenute in tutti i principali centri dauni, dal Gargano al Tavoliere e riproducono figure schematiche maschili e femminili, probabilmente riferibili a personaggi di rango. L’area archeologica del Parco di Siponto riveste una grande rilevanza in quanto testimone dell’importanza raggiunta dall’antica Siponto in epoca romana, dopo l’istituzione della colonia nel 194 a.C. Area archeologica di grande rilevanza che testimonia l’importanza raggiunta dall’antica Siponto in epoca romana (colonia dal 194 a.C.), quando assunse il ruolo di uno dei principali porti della Regio II per poi divenire sede di una delle più importanti diocesi della regione.
Albornoz e Museo Nazionale del Ducato di Spoleto
Spoleto
La Rocca Albornoziana, edificata per volere del cardinale spagnolo Egidio Albornoz a partire dal 1360, si trova nella parte alta del centro storico di Spoleto, sulla sommità di colle Sant’Elia. Costituita come perno del sistema difensivo dello Stato della Chiesa, fu anche sede residenziale, quindi affrescata come le raffinate dimore signorili dell’epoca, dapprima per i Rettori del Ducato, i governatori della città e dopo per i legati pontifici. Sei torri, quattro angolari e due mediane corrono lungo tutto il suo perimetro, mentre internamente il corpo di fabbrica si trova tra due cortili, quello delle Armi a sud e quello d’Onore a nord. Sempre all’interno è ospitato il Museo nazionale, nel quale sono raccolte le testimonianze del territorio spoletino dal IV al XV secolo. Articolato in due spazi attorno al cortile d’Onore, uno al pianterreno e l’altro al primo piano, il museo si suddivide in quindici sale. Il percorso inizia dal IV secolo illustrando le prime comunità cristiane con materiali provenienti dalle aree funerarie e dagli edifici di culto limitrofi. Si prosegue con opere che vanno dal VI al IX secolo e si conclude con sculture e pitture dal XII al XV secolo che documentano la fioritura artistica della città, come il Trittico di Santa Maria delle Grazie di Niccolò di Liberatore.
Cattolica di Stilo
Reggio Calabria
Situata alle pendici del Monte Consolino, in un paesaggio suggestivo, affacciato sulla vallata dello Stilaro, la Cattolica di Stilo è il monumento simbolo della Calabria bizantina. Al suo interno convivono elementi di diverse culture, a testimonianza della varietà di popolazioni succedutesi nel tempo in questo territorio: bizantini, normanni, ortodossi, cristiani, musulmani, ebrei. Il termine “Cattolica” deriva probabilmente dal greco “Katholikon”, con cui si indica il luogo di culto di un complesso monastico o il centro di riferimento culturale dell’area. La sua costruzione, da porsi tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo, è dovuta ai monaci orientali, che qui si insidiarono nell’ultimo periodo del dominio bizantino. L’esterno, di forma pressoché cubica, caratterizzato da cinque corpi di fabbrica cilindrici con altrettante cupolette, è privo di decorazioni, a eccezione di piccoli tratti di rivestimento in cotto. Le quattro esili colonne, che sostengono la cupola centrale e che probabilmente provengono da siti di epoca ellenistica e romana del territorio, presentano invece materiale e lavorazioni diverse. Nel 1911 venne riscoperta dall’archeologo Paolo Orsi, che riconoscendone l’immenso valore storico-artistico, realizzò i primi interventi di restauro alle murature e agli affreschi. Tra le scene di questi ultimi è possibile oggi individuare la ‘Dormitio Virginis’ e ‘L’ascensione’ con Cristo benedicente raffigurato in una mandorla portata al volo da quattro angeli. Nella parete destra chiesa sono invece rappresentati i Santi Vescovi, San Nicola, San Basilio e San Giovanni Crisostomo.
Museo archeologico nazionale di Cividale del Friuli
Udine
Il Museo fu fondato nel 1817 da Michele della Torre Valsassina, studioso ecclettico e appassionato di archeologia, per accogliere e rendere subito fruibili ai concittadini i reperti portati alla luce nelle campagne di scavo condotte a Cividale e nel territorio, con sovvenzioni dell’Imperatore d’Austria Francesco I. Nel corso dei suoi due secoli di storia, il Museo si è arricchito anche di importanti opere di oreficeria sacra e profana di epoca medievale e rinascimentale, di una Biblioteca storica che raccoglie circa 8000 volumi a stampa compresi fra il XV ed il XIX secolo, e di un ricco Fondo Codici che raccoglie manoscritti compresi fra il V ed il XVII secolo, tra cui l’antico Evangeliario Foroiuliense, che documenta l’origine del Capitolo, ed esemplari riccamente miniati come i Salteri di Egberto e di Santa Elisabetta. Oggi il Museo ha sede nel Palazzo dei Provveditori Veneti, costruito nel tardo XVI secolo su progetto di Andrea Palladio.
Fortezza di Castruccio Castracani e Fortezza Firmafede
Sarzana, SP
La Fortezza di Castruccio Castracani sorge sul colle di Sarzanello: il nucleo più antico, risalente all’11° secolo, fu modificato tra il 1314 e il 1328 dal condottiero lucchese da cui prende il nome. L’attuale configurazione risale invece alla decisione di Lorenzo De Medici di trasformare Sarzana in un avamposto fortificato a difesa della signoria fiorentina. La sua particolarità architettonica risiede nel modulo triangolare, con tre torrioni ai vertici e una possente struttura a protezione dell’ingresso. La Fortezza Firmafede, detta anche Cittadella, sorge al bordo delle mura cittadine all’interno del centro storico di Sarzana. Fu sempre Lorenzo il Magnifico a trasformare tra il 1487 e il 1494 la preesistente fortificazione eretta dai Pisani nel 13° secolo. Nel 1496 la Fortezza passa al Banco di San Giorgio e dal 1562 al 1797 alla Repubblica di Genova, periodo in cui subisce diversi interventi. Nel 19° secolo, con l’annessione della Repubblica al regno Sabaudo, viene utilizzata prima come caserma, poi come carcere fino agli anni ’70 del secolo successivo. Tra il 1985 ed il 2003 una serie di restauri hanno reso di nuovo fruibile la Fortezza, che dal 2016 ospita al suo interno anche il MUdeF (Museo delle Fortezze), una realtà multimediale che illustra la storia delle fortificazioni della Lunigiana e la loro vita.
Certosa di San Martino
Napoli
Dell’impianto originario della Certosa di San Martino, fondata nel 1325 e realizzata dall’architetto e scultore senese Tino di Camaino, restano i grandiosi sotterranei gotici. Nel 1581 si avvia un progetto di ampliamento, affidato a Giovanni Antonio Dosio, che ne trasforma l’aspetto severo nell’attuale veste barocca. Il crescente numero dei monaci impone anche una radicale ristrutturazione del Chiostro Grande: si realizzano nuove celle e viene rivisto il sistema idrico, grazie a una monumentale cisterna. Il 6 settembre 1623 inizia la collaborazione con il cantiere di San Martino dell’architetto Cosimo Fanzago, durata fino al 1656. L’opera di Fanzago si caratterizza per la straordinaria attività decorativa, che trasforma le tradizionali decorazioni geometriche in apparati con fogliami, frutti, volute stilizzate. Intorno al 1723, al regio Ingegnere e architetto della Certosa Andrea Canale subentra il figlio Nicola Tagliacozzi Canale, incisore e creatore di apparati scenici, esponente di una perfetta sintesi tra pittura, scultura e architettura, tipica del rococò. Il complesso, danneggiato durante la rivoluzione del 1799, viene occupato dai francesi. I certosini, dapprima soppressi poi reintegrati, rientrano a San Martino nel 1804. Quando gli ultimi monaci abbandonano la Certosa, nel 1812 il complesso viene utilizzato dai militari come Casa degli Invalidi di Guerra, fino al 1831, quando viene nuovamente abbandonato per restauri. Soppressi gli Ordini religiosi e divenuta proprietà dello Stato, la Certosa nel 1866 per volontà di Giuseppe Fiorelli viene annessa al Museo Nazionale ed aperta al pubblico nel 1867.
Certosa di Pavia
Pavia
Lungo il lato meridionale del cortile antistante la facciata della Chiesa di Santa Maria delle Grazie, si trova il Palazzo Ducale, antica residenza estiva della dinastia visconteo-sforzesca, oggi sede del Museo della Certosa. L’edificio, modificato nel 1625 nella facciata dell’architetto Francesco Maria Richini, presenta una successione lineare di finestre tra semicolonne che conferiscono eleganza e luminosità all’intera struttura. La realizzazione del Museo risale al 1892, con un primo nucleo di sculture del Bambaia, la serie di disegni per la facciata della Certosa, l’Ecce Homo da Bramantino, e un gruppo di calchi del 19° secolo, derivati dagli elementi rinascimentali della facciata, dai capitelli e dalle lesene dei chiostri. Gli stessi calchi furono poi raccolti nella Galleria del piano terreno del Palazzo Ducale, l’attuale gipsoteca, che con la sua collezione di oltre 200 pezzi rappresenta un unicum nel panorama italiano.
Museo di Palazzo Grimani
Venezia
Palazzo Grimani è stata la dimora di una delle più importanti famiglie del patriziato veneziano fino alla metà del XIX secolo. Venne acquistato a fine Quattrocento dal patrizio Antonio Grimani, protagonista della vita politica e militare della Repubblica di Venezia, eletto doge nel 1521. La proprietà venne successivamente donata da Antonio ai quattro figli e divenne la dimora di questo ramo della famiglia, da allora denominato “di Santa Maria Formosa”. Nel 1981 il palazzo è stato acquistato dallo stato italiano. Un lungo restauro ha permesso di ricostituire per quanto possibile lo stato originario dell’edificio e di riportare alla luce la bellezza delle sue decorazioni. Il Museo di Palazzo Grimani è stato quindi aperto al pubblico nel dicembre del 2008.
Pinacoteca Nazionale
Siena
La Pinacoteca Nazionale di Siena raccoglie la più importante collezione di dipinti su tavola a fondo oro del Trecento e del Quattrocento senese. Il primo nucleo della raccolta nacque alla fine del Settecento grazie alla passione di eruditi locali, che vollero porre in salvo da distruzioni e alienazioni le opere d’arte dell’epoca più antica, dei cosiddetti “primitivi”. Fu così possibile recuperare tavole e polittici di grande rilevanza provenienti da conventi soppressi, compagnie laicali, chiese in rovina. Molte istituzioni locali concorsero durante il secolo successivo ad incrementare il già cospicuo patrimonio devolvendo alla Galleria dell’Accademia (era questo il nome originario del museo) un gran numero di capolavori. Il Museo fu inaugurato nei Palazzi Buonsignori e Brigidi nel 1932. La storia più recente della Pinacoteca ha visto, dalla fine degli anni Settanta dello scorso secolo, un processo di rinnovamento espositivo, nato sull’ondata delle molte esposizioni tematiche, dedicate alle correnti artistiche più significative rappresentate nella raccolta.
Rocca di Gradara
Pesaro e Urbino
È difficile individuare le varie fasi di costruzione del complesso architettonico: il suo aspetto odierno è costituito infatti da una serie di stratificazioni e modificazioni successive al più antico nucleo dell’insediamento fortificato, oggi riconoscibile nella base del “mastio”, la torre più possente del castello, già documentata alla fine del XII secolo. L’impianto della Rocca, un quadrilatero con torri angolari, è tra gli esempi più tipici dell’architettura militare del XIV secolo. Una leggenda, piuttosto recente, vuole che entro le mura della residenza si sia consumata la tragica storia di Paolo e Francesca, gli infelici amanti cantati da Dante nel V Canto dell’Inferno, cui è dedicata una stanza che ripropone l’ambientazione e gli elementi del dramma Francesca da Rimini che il poeta aveva rappresentato nel 1902.
Comprensorio archeologico e Antiquarium di Minturnae
Minturnae
Il Comprensorio archeologico di Minturnae, situato sulla riva destra del fiume Garigliano ed a circa due chilometri dalla sua foce, costituisce un complesso unitario di evidenze archeologiche di grande rilevanza per la ricostruzione delle vicende storiche che hanno interessato il Lazio meridionale tra l’età repubblicana e quella imperiale. L’area archeologica conserva al suo interno un importante tratto urbano della Via Appia ed un gran numero di monumenti con funzione politica, civile e religiosa. Gli spazi espositivi ed i depositi occupano gli ambienti sostruttivi del Teatro romano ed ospitano una ricca collezione epigrafica e statuaria.
Galleria Spada
Roma
Collocata all’interno di uno dei palazzi rinascimentali più belli di Roma, il cinquecentesco Palazzo Capodiferro, la Galleria Spada ospita nelle sue quattro sale una celebre collezione di pittura barocca, creata nel corso del Seicento dai cardinali Bernardino (1594-1661) e Fabrizio Spada (1643- 1717). Nella Galleria si ammirano capolavori di Guido Reni e Guercino, Orazio e Artemisia Gentileschi, Tiziano, Parmigianino e Jan Brueghel, oltre ad una preziosa selezione dei protagonisti internazionali della pittura caravaggesca. Alla conclusione del percorso museale del primo piano, si visita il Giardino Segreto, che conserva il più spettacolare artificio barocco di Roma, la Colonnata (o Prospettiva) illusionistica realizzata nel 1653 da Francesco Borromini per il cardinal Bernardino Spada. Raffinato monito morale a chi troppo si fida delle apparenze del mondo, la Colonnata trae in inganno lo spettatore per le sue dimensioni in realtà molto diverse da come sono percepite dall’occhio, essendo l’abile prodotto di calcoli matematici e prospettici.